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Conclusioni

 

Nell'analisi dello stato dell'arte dei servizi informativi sul World-Wide Web si è visto come spesso la presenza in Rete di un'organizzazione non sia solamente necessaria ma anche potenzialmente molto utile, sia per gli utenti esterni che vogliono informarsi delle attività dell'organizzazione che per le comunicazioni interne tra le strutture e come supporto per le attività operative. Uno dei punti chiave della progettazione di un sistema è l'equilibrio tra le possibilità offerte agli utenti esterni, che hanno necessità di una ``interfaccia di navigazione'' chiara e coerente per tutto il sistema ipermediale, e agli utenti interni, che possono partecipare attivamente alla gestione del servizio come fornitori di informazioni.

Con la crescita della dimensione e della complessità dell'insieme delle informazioni è quindi necessaria una strategia esplicita che identifichi il rapporto tra le due tipologie di utenti, le modalità di presentazione in Rete dell'organizzazione e le procedure di aggiornamento dei dati e di manutenzione della struttura informativa. Abbiamo chiamato queste strategie modelli per la gestione, in quanto evidenziano gli aspetti chiave dei sistemi informativi che le utilizzano (definizione 13).

La maggior parte delle organizzazioni utilizza, implicitamente o esplicitamente, uno dei modelli che abbiamo chiamato ``classici'', in quanto evoluti direttamente dalle semplici installazioni di demoni HTTP da parte delle strutture. Da una parte abbiamo il ``modello centralizzato'' che lascia la responsabilità dell'aggiornamento esclusivamente a una struttura centrale dell'organizzazione, dall'altro il ``modello decentralizzato'' che possiamo anche vedere come una giustapposizione di sistemi tra di loro slegati, in quanto la libertà di gestione lasciata alle strutture periferiche non consente nessuna assunzione sulla corretta partizione tra le varie unità del dominio dei dati.

Entrambi questi modelli risolvono il dualismo tra la presentazione agli utenti di un insieme informativo coerente e la facilità di modifica dei dati personali utilizzando una soluzione estrema tra quelle possibili, e si assomigliano in quanto, in entrambi i casi, il gestore del servizio (o di ciascuna delle unità del servizio) non ha vincoli sul dominio delle informazioni di cui occuparsi.

Gli strumenti formali esistenti per la realizzazione di prodotti ipermediali forniscono strumenti adatti a modellare la complessità del dominio dei dati e a facilitare la creazione e manutenzione del sistema, ma sono spesso inutili nella gestione complessiva di un sito dove molti tipi diversi di informazioni convivono in un ambiente ipertestuale. Il loro uso principale infatti è realizzato tramite l'accoppiamento con basi di dati (relazionali o ad oggetti) che rappresentano un dominio di dati molto strutturato. La loro integrazione è molto semplice con un modello centralizzato che riduce il servizio a una vista su questi dati, oppure con sottosezioni particolari di un sistema.

L'approccio utilizzato nella definizione del modello cooperativo è stato quello di fornire uno strumento adeguato per la gestione di un servizio in cui più soggetti, o strutture dell'organizzazione, operano nell'aggiornamento dei dati e nella manutenzione dell'architettura del sistema, mantenendo le possibilità di facile utilizzo per gli utenti interni (proprie della tradizione del World-Wide Web) insieme a procedure di correttezza dei dati e alla possibilità di definire un'interfaccia di navigazione per l'utente esterno. Questo è possibile utilizzando procedure che sono decentralizzate in quanto assegnano la titolarità delle informazioni alle strutture operative, ma al tempo stesso mantengono un controllo formale sulle deleghe di responsabilità e un meccanismo di comunicazioni che consente il corretto propagarsi delle modifiche in tutto il sistema informativo.

Possiamo quindi dire che il modello cooperativo pone al centro dell'architettura del sistema le regole per la responsabilità e i meccanismi di comunicazione. Grazie a quest'attenzione il flusso informativo, sia interno all'organizzazione che diretto all'esterno, risulta più chiaro e mantenibile. Ugualmente, l'introduzione di una classificazione delle informazioni in base alla attendibilità e alla loro ``storicizzazione'' consente di adattare le politiche di gestione alle diverse situazioni che possono verificarsi.

Nei casi studio analizzati, il modello si è dimostrato adatto a gestire sistemi informativi dalla struttura per alcuni versi complessa: in particolare è maggiormente scalabile, in quanto all'aumentare della dimensione del sistema non cresce linearmente il peso di manutenzione su una singola struttura, ma la responsabilità può essere suddivisa su diverse unità informative. Inoltre, diverse unità informative possono essere gestite in maniera differenziata, utilizzando sottosezioni ``centralizzate'' oppure realizzate con strumenti formali.

Con la maturazione del World-Wide Web, i sistemi informativi di organizzazioni come quelle che abbiamo analizzato conterranno sempre più informazioni molto diverse tra loro, oltre ad ospitarne una quantità sempre maggiore. La coesistenza ordinata di tutti questi dati passa necessariamente per la definizione di classi di informazioni adeguate su cui applicare differenti politiche di gestione, oppure per l'utilizzo di modelli controllati centralmente e di strumenti accoppiati a basi di dati.

Il modello cooperativo permette di applicare tutte queste soluzioni in maniera flessibile fornendo strumenti di indirizzamento agli amministratori e agli utenti interni del sistema che permettono una evoluzione stabile del servizio informativo.


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Alessio Bragadini